Dopo duecento anni, a Spoltore, rialza le colonne “
di Maria Concetta Nicolai
A due secoli di storia e di Tradizione massonica si sono rifatti i Maestri fondatori della “Scuola di Salomone, rispettabile loggia massonica che il 28 settembre 2009, esattamente a duecento anni di distanza, hanno ripreso i lavori latomistici, ponendosi all’obbedienza della Serenissima Gran Loggia Nazionale italiana degli Antichi liberi e accettati muratori di Piazza del Gesù, al Grande Oriente di Napoli.
Memore degli ideali repubblicani e della pratica del Libero pensiero che connotarono i padri predecessori ai quali si devono le tante conquiste sociali e culturali che ancora oggi costituiscono il prestigio del territorio vestino,
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Il 28 settembre 1809, un anno dopo che Gioacchino Murat par la grace de Dieu et par
A dire il vero nella sua famiglia più d’uno aveva già aderito alle idee della Rivoluzione francese e della Repubblica partenopea, come testimoniano le azioni compiute a Chieti il 3 marzo del 1800 da Cassiodoro e Bartolomeo Nicolai, suoi cugini germani.[4]
Gli aderenti dell’una e dell’altra località, erano per lo più legati tra loro da vincoli di parentela: a Città Sant’Angelo si ricordano innanzi tutto Michelangelo Castagna, Maestro Venerabile della Loggia, Domenico Pieramico, Domenico Marulli, Daniele Nicolai, Giuseppe Monti, e molti altri come documentano Niccola Castagna e Luigi Coppa Zuccari[5]; a Spoltore il già citato Francesco Paolo, il di lui fratello Camillo, il cugino germano Nicola Nicolai, i suoi cognati Francesco Urbano, Fiorello de Cesaris, lo zio acquisito Luigi Ansovini con il fratello Saverio Antonio, Pietro Panfilo Manfrini, cugino dei Castagna di Città Sant’Angelo, Biagio Monti cognato di Francesco Urbano, nonché cugino del ramo Monti di Città Sant’Angelo, Filandro Pellegrini, Giuseppe Di Filippo e i figli Sabatino e Fiorangelo, Vincenzo Della Penna, legato da una lontana parentela con Filippo
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Oltre a spargere il seme del libero pensiero e della fede repubblicana, i cui frutti vivificarono a lungo nei secoli XIX e XX, l’azione più importante della “Scuola di Salomone” fu l’organizzazione della “sollevazione dell’Abruzzo” vestino che costituisce il prodromo dei moti risorgimentali.
Al riguardo scrive Niccola Castagna: “Il giorno diciannove di marzo dell’anno milleottocentoquattordici (…) i Massoni, i quali per compiere il disegno si erano già riuniti ed accomunati insieme, convennero insieme in un casino posto a Castellammare, affinché si dovesse assegnare definitivamente il giorno del primo scoppiare del tumulto. (…). Quindi strinsero i tempi e concordi stabilirono la levata nel prossimo venerdì, che era appunto il giorno che si commemorava
L’inaspettato tradimento di Gennaro Sabatini, che svelò il disegno al comandante della piazzaforte di Pescara, fece vacillare sul nascere il tentativo che si proponeva addirittura di conquistare la fortezza. Ma non fermò i cospiratori che anzi raddoppiarono tumulti e sommosse in tutto il territorio.
Il 27 marzo a Città Sant’Angelo, al suono di tutte le campane, Davide Nicolai e Giuseppe Monti innalzarono sulla torre dell’orologio, la bandiera della Massoneria che si ornava dei colori turchino, rosso e nero, mentre Michele Castagna, Domenico Ma rulli, Berardo de Michaelis e Filippo
Alla repressione esercitata sulle popolazioni, si aggiunse l’arresto dei principali protagonisti della rivolta. Quasi tutti i paesi ebbero i loro martiri e i loro esuli, rifugiati, per lo più nello Stato pontificio. Alla fuga di Daniele Nicolai, di Filandro Pellegrini e di Giuseppe Monti, seguirono gli arresti di Pasquale Castagna, di Simone De Caesaris e di molti altri[9], ma soprattutto le esecuzioni capitali di Domenico Marulli, Berardo de Michaelis, Filippo
Interessanti al riguardo le memorie degli atti di morte di Berardo de Michaelis, Filippo
Per Vincenzo della Penna l’unica memoria disponibile è l’atto di morte conservato nell’archivio storico parrocchiale di Spoltore: “Anno Domini 1815 die vigesima sexta mensis Jannuarii.
Ioannes Vincentius filius Dominici della Penna et Teresia d’Alanno, aetatis suae annorum viginti octo circiter, pro delictis suis, subiecit Commissionem militarem erectam in die vigesima quinta eiusdem mensis in arce munitissima Piscariae ubi sententia statuit mortus ipsius.
In ipsa die confessus et comunicatus fuit ab ipso Abate Piscariae et confortatus.
In die ante 26 tradit in hanc terram eius patriam cum centum quadraginta militibus et circa horam decimam quinta extra portas Sancti Antonii fucilatus fuit et recisum ejus caput positum fuit in berlina ferrea. Corpus vero sepultum fuit in Cimiterio huius Parrocchialis Eclesiae Sancti Panfili. Curatur Paschalis Mancini”.[12]
[1] In un diario del curato Crocetti di Mosciano Sant’Angelo appaiono notizie di una Loggia massonica esistente a Teramo dal 1775, sotto la maestranza di Melchiorre Delfico
[2] Francesco Paolo Giulio Nicolai (1780-1934) figlio di Michele Costanza Miscia, sposato con Antonia Porzia de Cesaris, abitava come si envice dagli atti degli Archivi parrocchiale e Comunale e dai Libri catasti, in via Santa Maria, nel fabbricato oggi indicato con il numero 28.
[3] Archivio storico parrocchiale e comunale di Spoltore, ad annum
[4] Luigi Coppa Zuccari, L’invasione francese negli Abruzzi, vol. 2, pag. 426
[5] Luigi Coppa Zuccari, op. cit, passim; Nicola Castagna, La sollevazione d’Abruzzo, ovvero i Moti rivoluzionari del 1814, Roma 1884, ristampa ed. Polla, Cerchio 1986.
[6] Archivio di Stato di Chieti, Elenco delle Logge massoniche aderenti al Grande Oriente di Napoli.
[7] Nicola Castagna, op. cit, passim.
[8] Nicola Castagna, op. cit, passim.
[9] Nicola Castagna, op. cit, passim.
[10] Archivio storico parrocchiale di Spoltore.
[11] Nicola Castagna, op. cit, passim.
[12] Nell’anno del Signore 1815, il giorno 26 del mese di gennaio
Giovanni Vincenzo, figlio di Domenico della Penna e Teresa d’Alanno, all’età di ventotto anni circa, per i suoi delitti, subì la commissione militare formata nel giorno venticinque dello stesso mese nella piazzaforte di Pescara, dove fu pronunziata la sentenza di morte.
Nello stesso giorno fu confessato, comunicato e confortato dallo stesso Abate di Pescara.
Prima che sorgesse il giorno 26 fu tradotto in questa terra, sua patria, con centoquaranta militi e a circa l’ora quindicesima (il curato registra l’ora alla francese, quindi verso le tre del pomeriggio) fu fucilato fuori porta Sant’Antonio e il suo capo reciso fu posto nella gabbia di ferro.
Il corpo fu sepolto nel cimitero di questa parrocchia di San Panfilo (ovvero nel campo antistante la chiesa riservato alle sepolture degli assassini, degli scomunicati e di quanti fossero morti ad di fuori delle regole della Santa Romana Chiesa).